TLDR; oggi è la giornata mondiale sull'obesità e io sono obesa, quindi è un pensiero sul corpo obeso e la società (anche online).
Salgo su questa bilancia figlia del suo tempo. Mi chiedo perché un medico non abbia abbastanza soldi per fare un piccolo investimento e comprare qualcosa che faccia magicamente comparire le cifre su un display, ma suppongo che ognuno lavori meglio con gli strumenti con cui è più familiare e io non sono un medico, appunto. La dottoressa sposta i pesi e nel frattempo mi chiede se ricordo l'ultimo mio valore registrato. Mi vergogno, perché l'ultima volta, prima di partire per Milano, assieme ai pacchi da spedire mi son pesata anche io e quel numero sulla luce blu era molto alto. Glielo dico. Lei mi dice "ma no, è troppo; ecco, vedi? Non pesi così tanto come pensavi". Io non vedo quel numero finché non lo scrive sulla mia scheda.
Peso 138 chili. Dicembre 2023. Quel numero è cresciuto con me, come i miei peli sul corpo, come le candeline sulle torte, come i miei follower sui social, come il peso insostenibile di vivere in Italia da donna, grassa, queer.
Ho iniziato a stare su Internet perché i vestiti della realtà non mi stavano addosso. Anche letteralmente: è difficile trovarli della mia taglia, è difficile farlo con l’attivismo green che ti urla no al fast fashion. Ma io quei soldi c’ho e questa sono. E queste taglie nei mercatini vintage non li trovo. Su Vinted, non le trovo. Parliamo di privilegio, ma in un’altra puntata.
Vado in palestra, l’istruttore mi fa la scheda e mi guarda facendo spallucce. Piano piano, mi dice. Non sono un caso interessante, statisticamente non posso farcela; lo dice anche il mio medico di base, che ogni volta che mi vede dedica 10 minuti di speech motivazionale sull’importanza che ha dimagrire. Sulle cose da non mangiare. “Mi raccomando, le merendine!”.
Vorrei dirle: ma che cazzo ne sai di cosa mangio?
Ma non lo dico. Sto zitta, con la bocca chiusa. Perché questo è richiesto alle persone obese. Non parlare di sé, non mangiare, possibilmente. Non indossare cose che “non ci si può permettere”. Non ostentare.
Oggi peso 127kg. Le persone a cui lo dico mi fanno: “sono fiera di te”. “Complimenti”.
E io sono triste. Perché questi complimenti non li ho sentiti quando ho, boh, fatto un’intervista a Domee Shi, con una telecamera della Disney piazzata davanti. Per uscire di casa quel giorno, non riuscivo ad allacciarmi le scarpe. Non riuscivo a camminare. Non respiravo. Pensavo alla vergogna di essere ripresa in 4K Full HD in tutta la mia obesità. Ma non molte persone mi hanno detto “brava” quel giorno.
Invece ricevo complimenti perché sto perdendo peso.
Voi lo sapete quanto dolore ci vuole per essere obese e obesi?
Quanto tempo ci ho messo a costruire questa armatura piena di grasso?
Voi sapete cosa c’è dentro questo tessuto adiposo? Ci sono le mie emozioni. A Napoli si dice che si mangino. Magnatell n’emozione. E io me le sono mangiate tutte, le mie, quelle degli altri e delle altre attorno a me. E sono diventata gigante.
Quel “sono fiera di te!” dice molto di come vediamo l’obesità. Inaccettabile.
Sia chiaro: non ho mai voluto essere obesa. Non volevo esserlo fino ai 34 anni. Non voglio esserlo tutta la vita. Ma quei complimenti riesco solo a tradurli in: “non vai bene così come sei, siamo felici se cominci a non esserlo più”.
Oggi è la giornata mondiale dell’obesità e vorrei non essere obesa. Ma lo sono e lo sono sempre stata. Questo corpo da cui ho dovuto dissociarmi per sopravvivere alle cattiverie online e offline provocandomi danni da psicoterapia garantiti™, non è nient’altro che me, quindi esisto. Peso quello che peso, quindi esisto. E in quanto essere umano esistente, ho il diritto di vestirmi come voglio, postare ciò che voglio, occupare lo spazio. Fuori e su internet.
Ma vivo in un mondo in cui se mi mostro sto ostentando uno stile di vita.
Questo pezzo non ha una fine, ma se vogliamo può avere due titoli: uno è quello che leggete, l’altro avrei dovuto scriverlo sui miei diari di scuola come firma cool: sono grass non ci scassat u cazz.
Io sono sempre stato un bambino grassoccio, che a un certo punto, intorno ai 25 è arrivato a pesare 115. Ora ne peso meno di 80, ma davanti allo specchio, comunque, sono di 115, e credo lo sarò per tutta la vita. Per me, ma ho il sospetto per tutti, essere stati grassi da bambini equivale a essere grassi per il resto della propria esistenza. E quindi insomma, come fai, fai male.
Ma è vero che gli obesi sono pieni di rabbia e risentimento?