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Trenta minuti di applausi.

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Non ho ormai speranza di fare un discorso con te che finisca con un "scusami, rifletterò su questo mio atteggiamento", ma scrivo per chiarire due cose a chi legge:

1 - questa è la mia newsletter, non ho spacciato questo contenuto come inchiesta, al contrario di ciò che avete fatto voi. Se vuoi fare comunicazione nella vita, falla bene.

2 - Non ho detto nessuna falsità su quanto pubblicato sui profili personali: hai più volte pubblicato screen dei miei commenti sul tuo profilo inventando robe sul mio conto non vere.

3 - Non do esposizione a qualcosa che non condivido, quindi no, non "ho la decenza di linkarlo".

4 - Non sono avvelenata per la questione IGN, IGN non è la mia azienda, la mia newsletter e i miei interventi in merito alla questione GR sono chiari: secondo la MIA personalissima OPINIONE non sapete fare comunicazione, questo progetto editoriale è figlio di una frustrazione che si risolve in terapia (e non sono ironica, la faccio anche io e non vomito sul web) e nelle volte in cui mi sono scagliata in pubblico contro i vostri contenuti l'ho fatto dicendo perché non andavano (vedi l'inchiesta e mò con il titolo su Turetta). Continuerò a dirlo. Per una, due, tre anni, fino a quando farai qualcosa che mi faccia cambiare opinione, succede così nella vita.

5 - Ovviamente, se avessi letto attentamente la newsletter, avresti letto che oltre a GR ho elencato delle personalità che fatturano.

6 - Mi fa ridere il fatto che mi fai il discorso su "lei non sa chi sono io" e poi alla fine mi fai la velata "minaccia" di diffamazione come i big. Voglio vederti andare dall'avvocato e dire: "scusami, hanno osato dire che fatturo!".

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È il settore circolino dei videogiochi che fa male a se stesso, continuando con modelli di business insostenibili e che stanno portando al fallimento completo. Ho letto attentamente sia la newsletter che le risposte ai commenti. Interessante notare come gli applausi di ravanelli vanno bene ma le critiche diventano attacchi squadristi. In questo scritto metti alla berlina con nome e cognome e sito con tante illazioni e zero fatti concreti. Già il fatto di mettere l'articolo su Filippo Turetta lavora in Activision Blizzard vuol dire non avere capito nulla di cosa c'è scritto o anche peggio fare finta di non avere capito nulla per poi avere terreno libero per critiche deliberate. Troppo facile poi dire che la colpa di non avere capito un articolo o post è che chi lo ha scritto è stato poco chiaro. Purtroppo qui si legge solo frustrazione e rabbia nei confronti di un progetto che non si capisce e si ritiene deleterio. Ma lo ripeto, è l'ambiente di chi scrive di videogiochi a distruggere se stesso, non chi lo critica aspramente. Purtroppo ritengo che ci sia ancora bisogno di una forte critica al settore videoludico nel suo insieme, industria, chi me scrive e giocatori. Ci sono troppi troppi casi di violenza, intolleranza e schifo a tutti i livelli e bisogna parlarne anche con toni aspri ma sempre senza la presunzione di avere la verità in tasca. Sicuramente la verità è che Gameromancer non lo si può mai nella vita accostare a Il Cerbero che da sempre viene criticato nel merito. L'altra verità è che la tossicità è ovunque e qui dentro se ne respira tanta.

My two cents. Avrei preferito ignorare il tutto ma spero che chi si appresta a leggere qui possa vedere meglio.

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È quantomeno bizzarro che prima si accusi di spacciare per inchiesta una cosa che non lo è e poi a propria volta si porti avanti un discorso condito di falsità su cosa viene detto sui profili personali, si diano giudizi in merito parlando di tone of voice da ragazzini delle medie incazzati con la vita e (ma non stupisce) si presenti una visione assolutamente parziale del contenuto che si sta criticando senza nemmeno avere la decenza di linkarlo.

Ma d’altronde da una persona ancora avvelenata perché si è dato spazio ad un ex collaboratore di IGN Italia trattato a pesci in faccia che sta portando avanti da un annetto una crociata ridicola in un settore ancora ridicolmente arroccato sul “lei non sa chi sono io” aspettarsi di più sarebbe stoltezza.

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