Qualche giorno fa sono andata a City Life (sì, ok, ecco la canzone, cantatela anche voi assieme ai miei neuroni) e mentre passeggiavo ammirando i tre grattacieli simbolo del quartiere, riflettevo sul fatto che proprio qualche anno prima ero lì con un’amica, mentre pioveva ed era un cantiere aperto, desolato e ancora un po’ triste. Questo flashback mi ha fatto pensare che io a Milano ci sto da un po’ ed è carino ogni tanto poter dire “qui una volta era tutta campagna!” di una città non mia, che mi accoglie però ogni giorno come figlioletta in più tra schiscette e uè figa.
Ciao teleleggitori della newsletter più instabile dell’umore generale in questo 2020, come state? Anche settembre ce lo siamo giocato, a quanto pare.
È sempre stato il mio mese preferito: i nuovi inizi, la natura che si spoglia, la copertina in più la notte, le finestre rigate dalla pioggia, i temporali di fine estate che hanno quell’odore fortissimo e ti travolgono di ricordi e nostalgia. I tramonti un po’ più tenui. Il ritorno a scuola e al lavoro.
Ma quest’anno è tutto diverso, bla bla, non vi romperò la uallera con un’ennesima riflessione sul coviddi.
Cosa però non sono cambiati? Gli annunci di lavoro.
Dell’essere proattivi, dinamici, con +3 anni di esperienza nel settore automotive, ottimo standing, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale che anche se non valgon niente perlomeno a te ti permetton di sognareeeEeE
PREQUEL
Io mi chiedo cosa succede nelle menti delle figure HR che si ritrovano a dover scrivere gli annunci di lavoro. Me lo chiedo, perché immagino che ci sia una sezione alveare del loro cervello in cui sono stipati i termini “proattivo”, “dinamico”, “passione per il digitale” e tutte quelle formule lette così tante volte da farci dimenticare i loro significati originari.
Cioè ma cosa significa che cercate una persona dinamica? Vi sembro mica, non so, Newton?
Ma prima di addentrarci nel magico mondo degli annunci, che vorrei analizzare assieme ai colpevoli nella prossima puntata della newsletter affinché ci diano delle valide spiegazioni a riguardo, volevo parlarvi delle domande che ci fanno ai colloqui.
Quindi ecco a voi:
Le 5 domande che ti sentirai rivolgere ad un colloquio di lavoro
…alle quali vorrai rispondere “ma che davero?” ma non puoi farlo.
Sei riuscit@ ad ottenere qualche colloquio, ti chiedi cosa succederà, cosa dovrai portare, se noteranno la qualità della camicia che indossi, se i tacchi sono necessari, ma soprattutto cosa ti chiederanno.
Che sia un’agenzia o l’azienda stessa, ci sono delle domande standard ed alcune un po’ meno, quelle che vorresti fossero cancellate dal manuale delle domande da fare ad un colloquio, quelle che sono così fuori dalla realtà che ti chiedi costantemente se il selezionatore riesca a percepire l’attuale situazione lavorativa italiana.
Perché vuole lavorare con noi?
Se fosse Airbnb, potrei dire che ne condivido i valori. E che mi piace un sacco il fatto che offra ai suoi dipendenti la possibilità di fare volontariato mentre hai un contratto con loro. Ma se sei un’azienda fondata negli anni ’80 da tuo nonno, fate pezzi di ricambio per macchine per gelati e siete “dinamici e in forte espansione”, come posso rispondere alla domanda senza ferire i vostri sentimenti? Non siete Google. Non siete Facebook. Non siete la Ferrero. Non siete la Barilla. Siete una delle numerose aziende medio-piccole italiane, che possiamo anche ammirare ma poi alla fine non siete speciali o non lo comunicate, né nel vostro sito web, né con la vostra storia raccontata di persona. Entrambi non siamo nessuno, io cerco un lavoro, voi cercate una figura da inserire, molto spesso temporaneamente, quindi non è già abbastanza? Se avete bisogno di pompare un po’ l’ego, ritornate a contare i Mi Piace alla vostra pagina aziendale su Facebook. Ah, vero, non l’avete, perché un profilo è più comodo.
Perché si candida ad una posizione in stage?
Carissimo selezionatore del personale,
volevo informarla che lo stage molto spesso è un trucchetto per assumere del personale temporaneamente. Sì, lo so, capisco che lei vive ancora in quel mondo dove crede che una volta presa la laurea tutte le porte delle aziende si spalanchino, che basta crederci davvero e che se hai voglia di imparare tutto andrà per il meglio, ma no. Il mondo del lavoro è anche questo. Lo stage per fare la cameriera in un ristorante in stile fast food non è pensato per farti imparare la differenza tra un panino con la carne di manzo e uno al pollo, ma per sfruttare la tua manodopera ad un prezzo concorrenziale. Quindi, signor selezionatore del personale, se mi candido ad una posizione del genere è evidentemente, solo ed esclusivamente perché non ho trovato nulla di meglio. Ma la risposta, ovviamente, non può essere questa.
Lei cosa cerca?
Ma guardi, in realtà cercavo le sfere del drago, la bussola mi ha portato qui e mi chiedevo se quelle che sono a terra sono mie o sue.
Cosa si aspetta a livello di retribuzione?
Tre difetti?
Smettiamola di prenderci in giro, questa è una domanda di merda. Cioè, se ci fosse un premio per la domanda più inutile dell’universo, lei sarebbe la vincitrice. Punto primo, sai che sto per mentire, sai che questi tre aggettivi non saranno mai qualcosa di spregevole, non ti dirò mai che ho poca autostima, che mi puzza l’alito quando mangio l’aglio o che tendo a rimandare le cose da fare fino alla morte; quindi qual è il fulcro della domanda? Farmi passare un pomeriggio intero a cercare un aggettivo che sia un difetto ma che applicato al lavoro può trasformarsi in un pregio, forse. Posso anche essere un po’ ossessivo-compulsiva, ma se sistemo i libri in biblioteca in ordine alfabetico è un bene. Posso anche essere un ritardatario cronico, ma se faccio l’attore porno è tutto bello che guadagnato. Il punto è che sai che ti mentirò, caro selezionatore. Vuoi una prova d’improvvisazione? Fammi recitare un monologo, non so. Vuoi esercitarti con i poteri concessi dal corso di 20 ore di psicoterapia comportamentale e vedere se riesci ad individuare le bugie? Dai, ci sto, facciamo un altro gioco, dimmi se riesci ad indovinare a cosa sto pensando.
Punto secondo, discorso un po’ più ampio: siamo così tanto sfaccettati, così tanto diversi, così tanto simili. Non provate a dire che non lo siamo, altrimenti non si spiegano tutti quei mi piace ai tweet degli sconosciuti che raccontano cose che pensavamo facessimo solo noi. Di fronte allo spettro di possibilità dell’essere umano, bello e brutto nello stesso momento, puntuale o ritardatario a seconda del fuso orario, determinato e svogliato a seconda della giornata… posso mai riuscire a semplificare le contraddizioni di me stessa in tre aggettivi? Va benissimo quando devi farlo alle elementari e devi iniziare a prendere coscienza dei tuoi pregi e difetti, di parole nuove, della funzione degli aggettivi. Va anche bene se sei davanti alla telecamera di The Club e vuoi che ti scrivano in tanti/e e allora dici che sei solare, divertente e alla mano anche se poi in realtà sei confusa, depressa e falsa. Ma ad un colloquio dove sei chiamato a capire che persona sono, perché non provi a farmi rivelare chi sono attraverso le risposte che do?
Cosa ho capito dal mio feed social in queste settimane
La gente è veramente tanto, tantissimo confusa sulle questioni lgbtq+ e non possiamo lasciare che l’informazione a riguardo venga veicolata da Arcilesbica e le pagine support che passivo-aggressivamente spiegano cose, soprattutto che il momento educational avvenga dopo le tragedie. Il CODACONS ha denunciato Chiara Ferragni, probabilmente perché era una settimana di magra e quindi la Ferragni è sempre il porto sicuro di ogni polemica. Ho visto gente incazzarsi perché nel teaser del film Netflix dedicato a Lupin, egli è nero. Ancora molto dibattito sulla schwa. Avete tutti finito le foto dell’estate e avete ripreso con i memini e le lamentele sul freddo. La scuola è iniziata un po’ a caso e il covid-19 è ancora qui.
✨ Personaggio/meme della settimana/mese: Carima - O te rialzi, o…
💡Riflessione della settimana: La scienza è di tutti
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📖 Reading List
Glossario: trans, transessuale, transgender | Il Post fa un ottimo articolo riguardo le terminologie e le implicazioni legali.
Lo schwpiegone | Vera Gheno spiega lo schwa.
I coltelli Miracle Blade, sono davvero così fighi? | Le inchieste di VICE, of course.
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