Puoi anche fermarti qui a cena se ti va
Ho casa libera, stasera ci mettiamo su un film
E poi passiamo la serata così, ah
Sì, ah - Sì, ah
La scorsa domenica ho dormito 12 ore di fila, credo di non avere memoria di un blackout così. Mi sono risvegliata alle tre e mezza frastornatissima e con ottocento notifiche sul telefono, alcuni preoccupati della mia eventuale dipartita.
Questa domenica invece mi confermo viva e Vegeta, perché Goku è più figo e in questo 2020 siamo un po’ come il principe dei Sayan: figo, ma con un titolo nobiliare assolutamente inutile visto che il suo pianeta è andato distrutto. Ho casa stranamente in ordine, merito delle ennemila telefonate che mi spingono ad essere più produttiva e piegare i panni e spolverare e ho messo su Frah Quintale nelle cuffie prima di mettermi a scrivere. Penso, wow, che flow, che bello questo ritmo scandito come se si fosse già affannati come al ritornello. Tutto fa pensare a quello, mi lascio trasportare da questi versi semplici immaginando questo scenario mordi e fuggi mentre sono sul divano e ciao ricordi come state e mentre la mia testa vaga, bam, la canzone ha un difetto, finisce quasi subito. Anche voi subite il fascino delle canzoni brevi? Quasi la totalità dei brani che durano sotto i tre minuti sono droga, perlomeno per me.
Subito dopo però, partono i Pinguini Tattici Nucleari. La musica segue te e tu che fai, non la segui? Che carino che è, il loro nuovo singolo. È nella playlist perché l’ho ascoltato per la prima volta con le mie due compagne di gioco, una di queste lunghe notti che passiamo a cercare di vincere le Battle Royale di Call of Duty: Mobile (sì, lo so, sono colpevole, peccatrice, brucerò all’inferno dei gamers veri) cantando e raccontandoci un po’ le nostre vite. Incredibile, quante cose impariamo dalle persone su internet. Incredibile, in quanto tempo riusciamo a stabilire confidenze e routine con dei conoscenti, che diventano amiscenti (la definizione che abbiamo dato alla natura del nostro rapporto dopo un mese di BR serali e notturne), poi amici, a volte amanti, a tratti familiari, spesso confidenti. E si aggiungono contatti su contatti, dal forum a Telegram a Instagram, passando per WhatsApp e che è, Facebook non te lo scambi? Per poi diventare affetti stabili. O persone che hanno toccato la nostra vita per un pochino per poi andare via.
Siamo figure losche, facciam male alle mosche
Togliamoci la maschera alla Scooby-Doo
Voglio quello che tu non mi mostri
I tuoi demoni e tutti i tuoi mostri
Ciò che pensi quando resti muta
Tutti i dubbi su cui sei seduta.
Ciao sconosciut@ dell’internet, io sono Anna e state leggendo Anneddoti, la newsletter dalla cadenza imprevedibile come i colpi di scena del 2020 che parla di vita digitale, di riflessioni sparse, di cose del webbe, della comunità lgbtq+, di trash e tutto quello che mi va di scrivere visto che questo è uno spazio gestito da me stessa medesima, mia direttrice editoriale. Se vuoi supportarmi economicamente, diventa il/la/* mie@ sugar d…ehm volevo dire offrimi un caffè che non bevo su Ko-Fi, PayPal o condividi questa newsletter con chi pensi che potrebbe voler litigare con me sugli argomenti trattati in questi numeri.
La nostra friend list piena di friend che non sono proprio friend e allora cosa sono aiuto
Ci pensate mai a quanti rapporti manteniamo semplicemente con l’idea che siamo ognun@ nella friendlist dell’altra persona? Come se questi rapporti vivessero di un ambiente condiviso e di conseguenza non ci sia bisogno di parlarsi e dialogare ‘davvero’, ché tanto “ti seguo, guardo ciò che fai, ho letto la tua recensione, ho aperto la tua newsletter”. Ecco, siamo pieni di questa tipologia di legami, in questa strana era dei social network.
Ad esempio io ho su Instagram una tizia che non conosco assolutamente e voi direte sì certo è normale, mica conosco tutte le persone che c’ho sui miei canali e figuriamoci, però il mio Instagram è privato e questa mi segue da quando appunto i miei seguaci erano solo i miei amici stretti ma poi mi continuo a chiedere perché mi segua, non sembra nemmeno una parlante italiana e io c’ho le foto della mia faccia, del mio cane e del cibo, but still continua a visualizzare tutte le mie storie. Sempre. Non mi defollowa, è lì, spettatrice silente delle mie stories (quelle poche che metto, ovviamente).
Ho fatto questo esempio, ma potrei anche citare quegli amici che per un periodo della mia vita sono stati parte integrante della routine giornaliera e poi è successo qualcosa di impercettibile o meno e i rapporti si sono raffreddati e… boh, non spariscono, rimangono lì, nella vetrina del feed; oppure ancora, le persone con cui ho avuto uno scambio più intimo, che adesso semplicemente si ritrovano nella mia friendlist per inerzia? O forse perché un po’ pare male eliminare qualcuno che è stato importante per la Anna del passato? E gli esempi possono essere ancora molteplici, eh.
È strano il nostro modo di conservare e mantenere i rapporti online. C’è quest’unico calderone in cui ci si trova tutti – conosciamo i meme del momento, le notizie più commentate, ci guardiamo vivere le nostre vite virtuali da lontano ma in realtà non ci parliamo davvero. O meglio, il nostro scambio diventa quel guardarsi vivere.
Nelle mie liste di amici sui vari social ho tante persone che ho incontrato poche volte, piacevoli alla chiacchiera casuale ma con le quali non potrei avere un rapporto più denso perché probabilmente finiremmo le cose da dirci immediasubito, però mi piace averli nel mio feed e vedere che stanno bene, sono felice se raggiungono i loro obiettivi e mi dispiace per loro se hanno delle giornate un po’ no. È normale, giusto? È questo il concetto di rete sociale che si aveva in mente quando Zuckerberg tirò fuori Facebook, corretto? Mica si deve per forza parlare con tutti. Il suo slogan d’altronde è “Facebook aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita.”, ma “rimanere in contatto”, appunto, significa proprio una situazione in potenza. Tu stai lì, ci ritroviamo, ci connettiamo e poi fermi lì. E ho preso FB in considerazione perché sono una fottuta vecchia, in realtà però il concetto è molto simile anche su Instagram e gli altri social. O forse su IG no, ma siccome non lo uso tantissimo non lo so. Vi faccio sapere oppure fatemi sapere scrivendomi, oh persone che lo usate tanto.
Comunque, a proposito della cosa che dicevo prima della parentesi sui vari media, mi viene in mente mia nonna che quando ero piccola si affannava nel ricercare i numeri di telefono delle persone a lei vicine, li segnava nella sua agenda et voilà. In fondo, forse, siamo solo una rubrica interattiva, sui social network. Quella lista contatti del telefono così asettica che su WhatsApp e Telegram prende vita con ultimi accessi, stati, sottotitoli, foto che cambiano.
Forse a volte siamo alla stregua dell’album di figurine, solo con più dettagli, da sfogliare ogni tanto per ammirare la collezione. In alcuni casi invece siamo dei contatti di qualità per meme, notizie, punti di vista e riflessioni; oppure ancora possiamo essere una ‘fotografia emotiva’, una persona che è stata importante e che è lì, sulla mensola delle cose belle che abbiamo avuto, per ricordarci come siamo stati e chi siamo oggi, per ricordarci cosa abbiamo vissuto semplicemente leggendo quel nome ancora lì. Poi ancora perché vogliamo conservare la parvenza di un rapporto, che rapporto più non è: siamo solo dei nomi in una lista, messi lì per fare numero, colore o perché la pulizia kontattii!1! la fanno gli over 40, mica noi, cioè, acciacchi da novantenni sì ma vecchi davvero no.
Insomma, ci rifletto, su questa cosa di essere perennemente affacciati alla finestra altrui a guardare ma a non esserci effettivamente nella vita dell’altr@. E un po’ fa strano, sebbene sia la completa normalità; d’altronde, mica possiamo metterci a parlare con tutto il nostro feed, ché sennò non basterebbe nemmeno il tempo. Poi vabbè, un po’ anche perché è giusto così, come ci insegna Facebook siamo tutti in potenza, no? Chissà che a forza di meme giusti, notizie interessanti, non si diventi partecipi, non si scavalchi quella finestra o non si bussi alla porta del nostro contatto per stabilirci una connessione più intensa. Per poi magari ritornare somebody that we used to know. Ah, le relazioni umane.
Insomma, parliamoci chiaro: a chi avete pensato leggendo ‘sto pippone? Quanti minuti passate a guardare quei contatti online e non li cercate mai, sebbene la tanta voglia di parlarsi?
Ecco, farò la frase motivatrice dell’internet, per una volta: prendete quel telefono e scrivete un messaggio a quella persona che vorreste tanto contattare. Quella con i meme in comune, quella che legge le vostre newsletter ma non vi scrive, quella che vi manca.
E poi fatemi sapere come va, perché sono curiosa come cinque scimmie.
…Nelle puntate precedenti dell’Internet
Avete visto il tutorial su come fare la spesa in maniera sexy? Se la risposta è no, vi prego di guardarlo. Finalmente siamo autorizzat@ a esibire i nostri migliori outfit al supermercato e ad eseguire coreografie ammiccanti quando le casse droppano i pezzi giusti. Finalmente tutti hanno le loro console next-gen così stanno tutti ad accarezzarsi il pad e smetterla con le polemiche su chi ce l’ha più grosso, lungo, largo, prima o dopo. La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne 2020 quest’anno ha acceso i riflettori sulla comunicazione altamente paternale e fuori luogo e ipocrita delle multinazionali con le loro grafichette uscite dal pensiero inculcato ai bambini alle elementari (“le donne non si toccano nemmeno con un fiore” cit.), speriamo di non vedere più cazzate a riguardo nel 2021, grazie amiche femministe per le vostre lotte quotidiane; Vittorio Feltri pubblica un editoriale da vomito di cui non vorrei parlarne perché lo fanno anche meglio persone molto più preparate di me, qui. È morto Maradona. Chiara Ferragni spiega il patriarcato, confermandosi l’eroina di questo 2020.
✨ Personaggio/meme della settimana/mese: Il tutorial per fare la spesa
💡Riflessione della settimana: La nuova mappa dell’intolleranza
🔗 Sito della settimana/mese: TINA - This is not allowed | Tutte le produzioni fotografiche che i social censurano in questo comodo feed
📖 Reading List
Il problema di “Detto Fatto” non è quello che pensiamo | Giulia Blasi
I jingle delle stazioni metro di Tokyo | Video, YouTube
Call Of Duty Black Ops: Cold War e l'arte di distruggere se stessi | Mauro Ferrante, IGN
Questa newsletter ha ufficialmente un anno. L’ho aperta perché mi faceva sentire un po’ le vibes di un vecchio internet, quello in cui mandavi una letterina e la gente ti rispondeva. Effettivamente, tutto questo è successo grazie a voi. Quindi mille grazie ancora, per tutte le vostre risposte pubbliche e private, per i vostri commenti gentili, per le donazioni e di leggermi ogni volta fino a qui sotto, sì, proprio qui.
Mi raccomando, statemi bene. Non prendete il coviddi, copritevi ché fa freddo e mi raccomando la mascherina e il gel igienizzante per le mani. Pensate ai nostri nipoti, che raccomandazioni lunghe si dovranno sentire dai loro nonni/zii che hanno vissuto questi strani mesi/anni pandemici, lol.
Rileggiamoci presto, ok? Io rimango affacciata qui.