In questa casa al quarto piano ci sono molte finestre, dalle quali si vede un bellissimo cielo azzurro, la luce che colpisce ogni appartamento circostante, che sbatte ad ogni giro dei comignoli, che illumina la stanza in cui abito da qualche giorno.
Questo Natale sono stata adottata da un’amica, che mi ospita per un po’. L’anno scorso, circa verso questo periodo, ero seduta sulla stessa sedia, stavamo festeggiando la fine del 2019 insieme e avevo cucinato le lasagne. Ho una sensazione strana – mi sembra di aver vissuto solo nella mia mente l’intero 2020.
Da una parte ho realizzato il sogno di un’Anna bambina, quella che, prima che Ready Player One fosse un libro, avrebbe tanto voluto vivere all’interno del posto in cui si sentiva più sicura di sé, ossia dietro uno schermo, con la forma di una tastiera.
Dall’altra parte, proprio mentre realizzavo di essere anche sguardi, corpo e carne pulsante, quella nuova parte di me che ho tentato di soffocare per tutta la vita e che adesso voleva esplodere nel mondo con una forza dirompente, si è ritrovata ingabbiata nelle stesse parole che amava tanto.
Quindi eccomi qui, 12 mesi dopo, ironicamente nello stesso posto. Mi chiedo molte cose, immagino anche voi. Un anno dentro casa può considerarsi vissuto? E un anno dentro la propria testa? Un anno quasi senza interazioni sociali se non attraverso il PC, un anno a descrivere sguardi, carezze, tocchi, significati, gesti, vale? La risposta è sempre sì, ovviamente, ma siccome siamo i main character della nostra vita e questo è il monologo finale dell’anno, bisognerà pure arricchirlo di falso esistenzialismo e un pizzico di drama, altrimenti mica me posso mette a parlà del pranzo di Natale.
Voi cosa avete mangiato? E cosa mangerete al cenone? Io oggi ho fatto le lasagne. Ironic di Alanis Morissette di sottofondo.
Ciao, mi chiamo Anna e state leggendo Anneddoti, la newsletter meno frequente della domanda “e il fidanzatino/a?” del parente che non si è ancora aggiornat@ al 2020 e non sa ancora che il genere è moltitudini e l’orientamento fluido. Di solito vi parlo di web, meme, vita digitale, cose lgbtq+ e in generale dei cazzi/vagine mie(i).
Questo è l’ultimo episodio dell’anno, alla fine della newsletter ci troverete i miei consigli su chi seguire, dove farlo e perché.
Cos’è casa?
Per anni ho abitato in una stanza d’hotel. Letto, scrivania, bagno e la mia valigia sempre aperta, un armadio itinerante. Anche in quel periodo, effettivamente, mi sentivo in stand-by: limitata dalla mia routine nel non riuscire ad avere altra vita fuori quel lavoro e che assieme al privato si fondevano in un’unica entità che gli altri veneravano e a me stava stretta. Sognavo. Di fare le cose che sognavo. Ma più che altro ero piena di dubbi e quindi trovavo conforto in quei pochi metri quadri non miei dai quali vivevo la mia vita. Mentre poco fa facevo la doccia – è notte – e mi spogliavo facendo attenzione nel fare meno rumore possibile per non disturbare, mi sono guardata allo specchio e ho accarezzato istintivamente il mio corpo, tirando un sospiro di sollievo. Non ero più “a casa mia”, che man mano che i mesi passavano mi accorgevo non essere più quel bozzolo, simbolo di conquistata indipendenza, ma una caverna in cui abito e sopravvivo. Mi sono chiesta molte volte dov’è casa mia, quando forse avrei dovuto chiedermi prima: cos’è?
Continuo a guardarmi allo specchio e mentre queste domande mi frullano in testa, ho avuto un’illuminazione, un ricordo di una conversazione simile, fatta con un’amica (ciao, Elisa) che mi diceva “casa è dentro te”. E quindi m’è venuta un’epifania: vivo da ospite anche me stessa.
Quante volte ci ritroviamo con un mobile che non ci piace proprio, eppure ce lo teniamo perché è utile, capiente e boh, magari un regalo? Quante, invece, le volte in cui vorremmo cambiare disposizione di tutto, ma ci fermiamo? Probabilmente fare una metafora del genere con il proprio sé è sbagliata e del tutto semplicistica. Però penso a quante cose ho accumulato nelle mie stanze polverose, senza buttarle a tempo debito; alla palette di colori che ho scelto pensando fosse quella giusta e magari lo è stata per un periodo e adesso non va più bene, però non so ridipingere. E lo chiedo anche a voi: vi abitate davvero? E cos’è casa?
Per me, per molto tempo, è stata e continua ad essere il posto in cui il mio corpo vive. Ma poi immagino una casa modello e penso agli ospiti, alle cene, agli amici che la arricchiscono, a me che compro nuovi elettrodomestici perché ormai ho 31 anni e il frullatore a immersione dovrebbe essere nella dotazione basic della mia fascia d’età, un posto che oltre a farmi sentire al sicuro, deve lasciar vivermi.
Casa non equivale a caverna, così nemmeno noi. Dobbiamo permetterci di condividere i nostri spazi con gli altri, tenerci puliti, avere il coraggio di rinnovarci.
Non voglio essere più mia ospite.
Mega-listone delle persone da seguire
Chi mi conosce sa che ogni anno cerco di fare un elenco di persone/siti/posti da seguire per arricchire/rinnovare i social. La nostra vita digitale è importante tanto quanto quella offline e abbiamo il dovere di prenderci cura dei nostri feed non (solo) con (spesso inutili) detox, ma provando a costruire sia una rete di contatti della nostra vita inclusa Zia Peppina antivax che commenta le foto di Salvini che non possiamo togliere dagli amici perché è zia Peppina, ma anche di persone che possono aiutarci a stimolare la nostra mente, farci divertire, informarci e molto altro.
Vorrei iniziare con Vera Gheno – sociolinguista. Ho avuto il piacere di poterla ospitare sul palco dell’evento per il quale lavoro come curatrice dei contenuti (come si dice quando le persone decidono il palinsesto di un evento? Non mi viene un inglesismo per ‘sto mestiere, illuminatemi); l’ho citata molto spesso durante l’anno (e qui vi lascio l’intervento che ha fatto), vi invito a seguirla non solo per i contenuti sulla lingua italiana, ma anche per l’enorme di mettersi in gioco. Assieme a lei, cito Michela Murgia, per me diventata un esempio di vita – Giulia Blasi, la mia bussola femminista di riferimento. Marina Pierri, critica televisiva, direttrice artistica, splendida professionista e persona. Marina ha abbandonato Facebook lasciando un vuoto nel mio feed, ma la trovate su Instagram con storie sempre interessanti e ricche. Marvi Santamaria, che vi parla di dating e sessualità in un profilo pieno di spunti, contenuti, quiz, riflessioni sul tema, senza vergogne, senza paure. Isabella Borrelli, che se non avessimo la stessa età io vi direi che da grande vorrei essere come lei; Isabella è una digital strategist, significa che sa differenziare bene piattaforme e contenuti. Seguitela su Facebook per riflessioni su attualità, politica, femminismo e cosine lgbtq+, su Instagram, ammirate i suoi scatti (e partecipate ai suoi Q&A nelle stories, sempre molto stimolanti). Gli amici Flora e Giovanni, col progetto super queer uonnabi, che io sempre amo e amerò (also, potete leggermi anche tra di loro, qui). Manuel Cuni, meglio conosciuto come Immanuel Casto, che ha ridato nuova linfa vitale all’associazione del MENSA. Gianluca Dotti, per l’ottima divulgazione scientifica durante la pandemia. Francesca Ulivi, per divulgazione sul diabete di primo grado, scienza e comunicazione corretta (con il nostro bellissimo progetto contro l’hate speech, #Iamhere). Adrian Fartade: scienza, spazio e non solo – anche sensibilizzazione lgbtq+ e spunti di riflessione sulla vita in generale. Davide Costa, sceneggiatore, e la sua newsletter che ogni domenica parla del suo mestiere, “Appunti dal tavolino di un bar”. Davide Mancini, che potete guardare come (quasi?) main host di IGN Italia su Twitch. La mia Bugalalla, sempre su Twitch, per intrattenimento greve come dicono i romani, spesso fuori dalle righe ma con la bellissima capacità di parlare senza tabù, senza filtri di tutte le cose che ci rendono umani (esperienze sessuali, consigli sui profili di dating, chiacchiere oneste sulle relazioni di vario tipo e molto altro). Belledifaccia, stupende riflessioni su body positivity. Fake Gamer Girl Comics, Giacomo Lucarini per tutto ciò che concerne il content marketing. Il mio videomaker/fotografo del cuore, Giorgio Innocenti. La newsletter del mio collega e amiketto Giacomo, che vi parla di tecnologia in tre parole che non sono sole, cuore e amore, la newsletter di zio, che amo leggere per la cura nello spiegare cose digitali estremamente giovani a noi “estremamente vecchi” e il suo stile di scrittura.
Avrò dimenticato sicuramente molti altri nomi, ma se volete segnalare qualcun@, potete commentare questo pezzo nella sua forma web ❤️.
…Previously, on 2020✨
Io ho visto Dirty Dancing per la prima volta, sul divano, mangiando gelato e piangendo, inconsapevole di ciò che sarebbe successo (qui gli sceneggiatori della nostra vita hanno cominciato a sfregarsi le mani); nel frattempo il Papa aveva dato uno schiaffo ad una cinese. Meme sul Papa. Qualche settimana dopo, a Wuhan, un’epidemia di un nuovo ceppo di coronavirus costringe il governo a dichiarare lo stato di quarantena. Meme riassunto di Gennaio, che pensavamo fosse già durato tantissimo. Comunque, da noi, dicono, non arriverà mai e al massimo è npo’ di influenza, però la gente non va più ai ristoranti cinesi. Interviene Barbara D’Urso, che mangia un biscotto della fortuna in diretta per rassicurare l’Italia tutta. L’Australia va in fiamme, preoccupazione generale, caldo record anche in Antartide e Greta Thunberg si mette le mani alle trecce per la disperazione. Brexit is Breality. Bugo abbandona il palco di Sanremo. Dov’è Bugo. Le brutte intenzioni, la maleducazione. A fine febbraio penso bene di andare all’asl di Milano a fare il cambio medico, “non si sa mai”, mi dicevo – era il 23 febbraio ed è stata la mia ultima uscita prima del lockdown (nuova parola che abbiamo iniziato ad usare quest’anno). Qui gli asociali hanno avuto il loro momento di gloria, finalmente trendsetter del loro lifestyle, per rimanere negli inglesismi. A marzo abbiamo dato il meglio di noi, tra cori dal balcone, caccia ai ciclisti, lo spaccio di lievito, la carta igienica introvabile, #andràtuttobene e ‘o riest’ appress. Nasce il movimento che tiene l’Italia tutta in piedi: le bimbe di Giuseppe Conte. Abbiamo anche imparato in vari modi a lavarci le mani, con i meme e con i tutorial sempre della D’Urso.
Aprile continua su questa linea, mentre maggio ci vede uscire di nuovo ma con cautela e il mondo si unisce in Megazord per produrre il vaccino più in fretta possibile. A questo punto, i meme sullo smartworki e sulle conferenze stampa di Conte cominciano ad essere il nostro entertainment di riferimento. A fine mese, la morte di George Floyd ci costringe a fare i conti col razzismo. Giugno è Black Lives Matters, sui social si cerca di far capire alla gente che all lives matter è una cagata, ma non abbiamo ancora capito se la gente l’ha capito. A luglio, un’illuminata signora da Mondello dichiara che non ce n’è coviddi, almeno non a Mondello, ciò fa partire ufficialmente l’estate italiana, le movide e tutto e io ritorno in Sicilia e ritengo sia un miracolo che non abbia contratto il virus considerando tutti gli Intercity che ho preso con gente stipata dentro i vagoni senza aria condizionata, né mascherina. Agosto passa così, con la gente che si abbraccia e si bacia e balla Karaoke della Amoroso. Nel frattempo, il mio meme dell’estate brilla di luce propria e quest’anno abbiamo imparato che in un mondo di Bambole Star, nella vita è sempre meglio essere Katuxa. Wow chi caldo, osgi mi sento proprio a Rio de Janeiro è stata la mia catchphrase per tutti i mesi a venire. A questa altezza dell’anno, la gente ha ripreso a lamentarsi sui social con la signora Angela da Mondello (che chissà come mai è diventata popolare), con la Ferragni ogni due settimane, con il live action di Mulan e con la modella di Gucci. A settembre compio 31 anni (info totalmente inutile, se non per il fatto che non ho mangiato la torta e che, ehi, questa è la mia newsletter, quindi sono la main character), Carima comincia ad apparire come guru della vita a regalare perle in romano (monologo sulla felicità), le scuole riaprono e poi no e poi nun se sa, i banchi con le rotelle non esistono o forse sì e i più illuminati, ossia Giangiacomo e Carlofranco disquisiscono sulla lingua italiana e su come non debba essere assolutamente profanata introducendo femminili o neutri. A ‘sto punto Vera Gheno ha iniziato a indossare il mantello ed ha iniziato a sorvegliare anche il mondo degli analfabeti funzionali. Ottobre arriva e con sé la disperazione dei divulgatori che avvisavano circa una seconda ondata #einfatti eccoci qui. Ma nel mondo dei meme, Quarto Grado decide di superarsi. Novembre: Biden è il nuovo Presidente USA, miliardi di meme a riguardo, Trump fa la sua conferenza stampa finale in un parcheggio perché il suo stagista ha sbagliato indirizzo, arriva Facebook Dating e Conte dopo una puntata dei Teletubbies e una dei Power Rangers decide un sistema di lockdown da light a strong con un codice colori giallo-arancione-rosso. Si fanno le scommesse su come si concluderà il 2020: alieni? Più o meno sì, vista la scoperta su Venere. Poi vabbè: le scarpe della Lidl sono diventate moda e per rimanere in tema supermercati, noi donne abbiamo imparato come fare la spesa in maniera sexy, sono uscite le console next-gen, è uscito Cyberpunk, le chiese si sono dotate di Michael acquasantiera smart, Chiara Ferragni si scaglia contro il patriarcato, Fedez regala soldi in Lamborghini, meme vari sul decreto vacanze di Natale e siamo arrivat@ alla fine di questo pazzo, sofferto, doloroso anno e riassunto.
Grazie mille, per essere arrivati fin qui come sempre. Spero che stiate bene e che abbiate già stilato la lista dei buoni propositi dell’anno: fatela, eh, ché dopo vi interrogo.
Ci risentiamo con la cifra cambiata, salutando tutti i bellissimi meme sul funesto 2020.
Ah, non dimenticate di attivare le notifiche, condividere questo vide… ah, no, non sono una YouTuber.