Accadde oggi
Ciao teleleggitory di anneddoti, come state? Io stavo facendo le pulizie, e ho ritrovato un pezzo sui rapporti sentimentali su internet che avevo scritto per uonnabi. Rileggendolo, mi sono resa conto che c’era una foto molto vecchia, datata 2010. Ero a Palermo e stavo ascoltando su un preistorico YouTube la canzone che ho in repeat in questo periodo, Pretty in Scarlet dei Guano Apes. E ho pensato fosse destino, dovevo condividerlo con voi, anche perché è primavera, si svegliano gli ormoni e quellecoselì. E ora ho pure voglia di rivedere San Junipero.
Sono mesi che ogni giorno vado su Accadde Oggi e mi rileggo. Osservo gli anni scorrere e, come utilizzatrice del social network in quanto tale, osservo anche le varie me stessa che si sono susseguite. Che sono cresciute.
Ad esempio un giorno ho trovato una canzone che adesso non mi piace più. Uno stato dove prendevo in giro “una tipa” che adesso è una delle mie più care amiche. Poi uno stato dedicato alla mia ex-ex, il mio primo amore, diciamo. Però è strano, perché tutti dicono “il primo amore non si dimentica mai”, e invece io non ricordo nulla del primo ma molto del secondo, se non tutto, di sicuro l’inizio. Però ogni tanto spunta qualcosa, su di lei. Il mio primo amore, intendo. Anche il suo nick cliccabile, con la foto del profilo immutata da sette o otto anni, scattata da me, mentre guardava me, con una webcam su Skype. Ogni tanto sfioro il trackpad per mettere la freccia sul suo nome e vedere la sua immagine di copertina. Leggo ciò che ci siamo scritte, penso a quanto ero stupida, giovane, ingenua. In quel momento, convinta che non potesse finire mai, cosa non scrivevo.
Le canzoni che condividevo. Ad esempio ieri era il compleanno del cantante che ha cantato una delle prime canzoni che le ho dedicato.
Mi ero dimenticata di averla dedicata a lei, il mio primo amore, intendo, perché poi me la sono ritrovata in un altro giorno, presente per un altro motivo.
Non lo so perché sto scrivendo questo. Sarà la puntata San Junipero di Black Mirror, sarà che internet è strano, sarà che una connessione mi ha donato una vita totalmente diversa da quella che avrei avuto se fossi rimasta solo a fare copia-incolla su Encarta 2000 e non mi fossi lanciata in forum, chat IRC, MSN, MySpace, Badoo, Netlog e cose varie.
Non ho ancora ritrovato, nei ricordi che mi propina Facebook, il momento in cui il mio primo amore mi disse che sarebbe stato meglio lasciarci, perché “voglio farmi una vita con un uomo” e io postai tre puntini come stato. Nel 2009, spuntò qualcosa tipo:
“Anna Sidoti …”.
Non sapevo come riempire quello spazio, cosa stai pensando? Non so a cosa pensassi, esattamente. Ero svuotata, avevo ingenuamente programmato la mia vita con una quarantenne, a 18 anni. Mi sentivo abbandonata mentre la vedevo online in chat. Un pallino verde. Tre puntini. Attendere il “blip” di Facebook. Un anno perso all’università, una crisi immensa, un senso di sporcizia addosso per la mia sessualità, la confusione. Mi piacciono gli uomini, le donne, le chat su MSN.
Cosa significano i puntini di sospensione? Oggi molto probabilmente la risposta sarebbe stata un insieme di mi piace, uno scroll più in giù, un altro più su. A quel tempo, quei tre puntini mi hanno legata ad un’altra persona. Quell’amore che dicevo più su, quello che mi ricordo come più intenso, quello che non servono i ricordi di Facebook. Si è preoccupata per me, occupata di me. Insegnato giusto quelle due o tre cose che mi sono servite per essere la donna che mi sento adesso. Un inutile stato su Facebook mi ha portato a provare un amore forte ed intenso, uno di quelli che pur non vissuti nella classica relazione ti cambiano, totalmente. Quella storia-non-storia è sui server di Facebook e in un mio vecchio hard disk, in formato .xml. Sulla mia casella di posta Hotmail, come allegato in .html. Messaggi privati di forum, accumulati perché c’era scritto il mio cuore e forse il suo.
Strana la tecnologia, vero? Perché puoi bloccare le persone e il loro nome diventa nero, nei tuoi ricordi, però per il resto tutto quanto diventa incliccabile, illeggibile. E così è successo. Sei anni, tre puntini, ricordi che si accumulavano. La mancanza, ma la vita che va avanti, le cose che si trasformano. Infine, un sorriso e una nostalgia.
Rivedersi offline, senza il “blocco” su Facebook, scambiarsi due parole, in imbarazzo per via della fine telematica di un rapporto telematico. Era vero? Era falso? Se è solo scritto, è davvero vissuto? Come si prova l’amore solo con le parole? A quel tempo ero una pazza, per il mondo. Al tempo, accarezzare una foto, conservare screenshot (ossia file .txt nell’ipod) era qualcosa di irreale. Non un solo bacio. Nessuna esperienza intima di vita. Solo pagine compilate su una finestra esistente su un server, a cambiarmi la vita.
Può un amore vissuto a senso unico definirsi più speciale della prima volta che hai fatto l’amore? Del tuo primo bacio vero?
Possono, delle parole compilate lettera per lettera battuta su una tastiera che le imprime in uno schermo, averti trasformata così tanto da ricordartene in maniera così vivida, nonostante non ci sia Facebook a ricordartelo?
Sorrido, ancora, perché uno scambio di battute tra due attrici in Black Mirror mi ha fatto pensare a come sarebbe stato chattare in realtà aumentata, con l’aspetto desiderato, nell’epoca desiderata. Mi ha fatto pensare a quando aspettavo che si connettesse, quando il suo avatar spuntava in una finestrella in basso a destra. Mi ha fatto pensare al fatto che se riesco ad amare in questo modo, avere una relazione così bella adesso, è perché mi ha insegnato a non fermarmi. A vivere. A non vergognarmi di chi sono o come sono o a quale tipologia di essere umano sono attratta.
Oggi ci siamo viste in webcam su Skype. Ci siamo raccontate un paio di cose, a volte sembrava non avessimo passato nemmeno un minuto lontane. Le ho raccontato della mia fidanzata, lei dei suoi gatti. Visto che MSN non c’è più e i nick non ci sono più, c’è di nuovo Facebook, di nuovo un nome cliccabile, qualche immagine e video di animali da scambiarci. Squallido? Triste? Forse l’amore deve essere ricordato come glorioso e non trasformato in un banale scambio di meme? Deve rimanere quel ricordo statico, immutabile, anche se cancellato dai server di Microsoft e un rapporto riscritto sui server di WhatsApp con una serie di frasi che raffigurano noi che cerchiamo di interfacciarci con le persone che siamo adesso?
Magari qualche hacker stasera ha registrato le nostre risate, io che le raccontavo dei miei genitori, lei che mi spiegava la metafora del “cannolo” mentre mi sembrava di essere stata catapultata nel mio passato, averci fatto pace, chiuso le cose in sospeso. Magari domani sarò l’ultimo contatto della lista, quella a cui mandi gli auguri per il compleanno e con la quale ti dici “un giorno ci vediamo per un caffè” quando in realtà nemmeno lo bevi, il caffè, e poi comunque questa frase non è mai un vero invito.
Insomma, magari succede tutto questo, però c’è una cosa che Accadde Oggi non sa, ma io so: quell’evoluzione nel corso degli anni, ogni giorno. Questa me, quello che ho costruito. È tutto partito da quei tre puntini, da quell’incontro, da quei log di MSN, da lei che mi ha spinta, da me che adesso, vivo, amo, sono felice.
E sono felice che internet ci abbia permesso di ridere ancora, insieme, nella stessa stanza.